
Sport coaching e training
LA DIFFERENZA CHE CREA LA PERFETTA CONVIVENZA
Essere un bravo trainer non corrisponde ad essere un bravo coach; la netta distinzione tra i due ruoli passa anche attraverso una necessaria chiarezza semantica.
Il termine “Coach” è spesso utilizzato come sinonimo di “Mister”, a maggior ragione l’argomento deve essere affrontato con attenzione per rendere comprensibile la specificità dell’uno e dell’altro.
Nello sport l’allenatore, in senso stretto, è soprattutto responsabile di tutto ciò che riguarda l’allenamento, che chiameremo appunto “Training”.
Il training si occupa di formazione muscolare, insegnamento tecnico, esercitazioni, pianificazione e valutazione dell’allenamento.
Il Coaching, invece, riguarda la preparazione emotiva e la determinazione mentale dell’atleta.
Lo sport coach si occupa di allenare la forza mentale dell’atleta, concretizzando quanto assorbito e sviluppato nel training.
Potremmo dire che l’allenatore è il leader e che si avvale del coach per ottimizzare il programma di allenamento e la sua estrinsecazione in gara.
L’obiettivo del coach è rendere la prestazione ottimale in termini emotivi e mentali, posizionando l’atleta al centro di ogni cosa. Più un coach è accettato e riconosciuto dall’atleta, maggiore sarà l’impronta che lascerà e maggiori i cambiamenti che riuscirà a determinare.
Il coach, a differenza del trainer, non è un leader, egli ha un carattere più di servizio e agisce secondo una visione umanistica che deriva dall’immenso contributo fornito dalla filosofia greca e romana. L’approccio filosofico non è un concetto astratto ma uno strumento di cui il coach stesso si avvale per la sua vita. Nel Coaching l’individuo è degno di valore, rispetto e considerazione e come tale viene considerato come una persona unica che sa creare obiettivi e prendere la responsabilità delle sue scelte.
Gli atleti, nello specifico, apprezzano le qualità del coach poiché le sue azioni sulle emozioni, per loro è fonte di tranquillità, fiducia e determinazione.
Ma non solo, lo sport coach mette l’atleta nella condizione di massima motivazione, il suo comportamento non polemico sugli errori trasforma ogni evento in una lezione comune.
Egli allena la concentrazione degli atleti sulla performance deprivando quest’ultima della pressione dell’aspettativa e allo stesso tempo li guida a fronteggiare situazioni altamente stressanti.
Per gli allenatori le priorità cambiano completamente ordine.
Il trainer deve avere un’elevata competenza professionale, ha sicuramente capacità psicologiche che vertono su una spiccata empatia e una precisa conoscenza di ogni singolo giocatore; ha come
modello umano il coach, ma è sicuramente colui che esprime carattere manageriale.
Naturalmente vi sono molti altri punti che differenziano queste due figure ma la domanda che ci potrebbe nascere è:
Questi due ruoli possono essere gestiti dalla stessa persona?
Esistono sicuramente degli allenatori che si avvalgono degli strumenti del coaching, statisticamente però la maggioranza non sente di avere la capacità adatta a dividersi tra le due figure.
Si potrebbe, in effetti, correre il rischio di creare confusione nell’atleta e proprio per questo la convivenza tra i due non solo è auspicabile ma necessaria qualora si identifichino affinità e differenze tra i due professionisti.