La ribalta della comunicazione reale
SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, ATTI LINGUISTICI ED IDENTITA’ COLLETTIVA
Quando lavoriamo nel campo delle competenze comunicative, dovremmo ampliare la visione dei plurimi comportamenti da esercitare nel contesto sociale.
Creare un confronto può agevolarci nella comprensione dei nostri limiti e delle nostre potenzialità; un momento di imbarazzo durante una riunione, una mano che trema mentre la porgiamo possono sottolineare un bisogno di maggiore sicurezza nella nostra fase evolutiva.
Le nuove tecnologie però stanno modificando anche le nostre abitudini celebrali e questo a discapito di una cura necessaria e indispensabile verso il prossimo.
La comunicazione on-line non accetta dettagli e modalità gentili, piuttosto richiede assenza di formalismi o perdite di tempo.
Il linguaggio diviene asciutto e rapido rendendo complicata la costruzione di una relazione di qualsiasi natura.
La velocità con cui avviene lo scambio può essere vantaggiosa per alcuni versi, pensiamo alla creatività con cui si inviano foto, video e audio. Per molti altri aspetti, però, è riduttiva e algida, non prevede interazione, cioè non siamo proprio interessati a cosa l’altro percepisce e sente.
L’unica preoccupazione sta nel bisogno impellente di trasmettere, poco importa cosa ne coglie colui che legge.
Tutto il resto viene scartato divenendo un accessorio noioso.
Vi sarà capitato di osservare, in un luogo pubblico, qualcuno che guarda il suo cellulare quasi ipnotizzato; la voragine con la quale sfoglia le immagini e la rapidità di risposta a un sms.
Come si può conversare su qualcosa se non si ha il tempo di riflettere su quanto ci viene detto?
Lo stato di emergenza COVID-19 ha portato all’esasperazione, in parte, questo aspetto già compromesso da tempo.
Le persone si sono sentite legittimate di inviare centinaia di messaggi e di fare chiamate ininterrottamente, di guardare ossessivamente i social e tutto il mondo ad esso collegato. Se la comunicazione virtuale è una nostra invenzione, consideriamo profondamente urgente prendere coscienza che la si può utilizzare con altre modalità.
Divenire consapevoli dell’importanza dell’informazione che inviamo ci dovrebbe rendere più attenti a certe sfumature.
Siamo esseri umani ed abbiamo il dovere di “trattarci” come tali, allontaniamoci dalla fretta, dalla superficialità come esercizio costante e assiduo. Riflettiamo sul fatto che la nostra email verrà letta da una persona “reale”, che quella stessa persona potrebbe fraintendere un nostro messaggio whatsapp, se particolarmente sensibile.
E sempre quella persona potrebbe non capire quello di cui abbiamo bisogno, chiunque esso sia: capo, cliente, dipendente, collaboratore, amic@, fidanzat@ o vicin@ di casa.
La comunicazione è lo strumento per eccellenza che ci permette di edificare relazioni sane e gentili.
Per uscire da questo gioco di equivoci e per tornare ad assumere il comando del nostro mondo interiore dobbiamo esercitare il nostro ascolto, che deve essere ancora più raffinato quando l’altro è solo una piccola immagine sul cellulare.
Tornare a riassociare il soggetto con l’oggetto, assumere un codice comportamentale virtuale si ma decisamente etico.
Fare attenzione ad ogni parola, riflettere attentamente sulla richiesta, se ci viene fatta, e non avere urgenza di rispondere subito…a meno che non si tratti di vita o di morte!
Una disfunzione relazionale è una disfunzione personale, non possiamo più nasconderci questa verità.